Laura Donadoni, The Italian Wine Girl cerca casa in Puglia

Pelle chiara, occhi azzurro cielo e voce delicata, questi sono i tratti di Laura Donadoni, conosciuta al popolo social con il nome di: The Italian Wine Girl.  Aspetto angelico e carattere determinato questa è lei, donna e professionista, che grazie al vino ha cambiato vita e l’ha anche scritto nelle pagine del suo primo libro. Reduce da un tour che l’ha vista viaggiare da nord a sud d’Italia per realizzare la sua seconda opera letteraria, vive a San Diego, ma nel suo futuro prevede di tornare in Italia, almeno per sei mesi l’anno, e sogna di acquistare una casa in Puglia.

Come nasce l’avventura di The Italian Wine Girl?

The Italian Wine Girl è nato come un blog di condivisione del mio percorso formativo: sono arrivata in USA da immigrata, da sola, con un passato da giornalista, tanta voglia di riscatto e ho scelto di investire tutto nel raccontare il vino italiano; ho iniziato studiando il più possibile, assaggiando, partecipando a degustazioni per imparare il più possibile sui vini del mondo e il palato americano, e ho condiviso tutto sul blog e sui social media. Nel giro di qualche anno è nata una community di appassionati di vino e di racconti che oggi si declina non sono nel blog, ma anche in un podcast, su Instagram, su YouTube. Nel 2020 i racconti sono diventati libri e oggi posso dire di aver costruito una professione dalla passione per raccontare le bellezze e i protagonisti del vino italiano.

Sei italiana, ma da anni vivi in America, cosa ti manca del Bel Paese quando sei negli Usa e viceversa?

Dell’ Italia mi manca lo stile di vita conviviale, la capacità di godersi il buon cibo e il buon vino in compagnia, in famiglia, e soprattutto certi prodotti genuini che oltreoceano non si trovano, mi riferisco soprattutto all’ artigianalità del cibo, tutto il contrario dell’ industria alimentare americana. Dell’ America quando sono in Italia mi manca l’efficienza, il senso civico delle persone, l’ ottimismo e l’ incoraggiamento costante per le imprese e gli imprenditori.

Il tuo modo di comunicare il vino ha un linguaggio diretto e semplice, questo è il segreto per riuscire meglio a veicolarlo?

Credo che il linguaggio con cui comunichiamo il vino noi professionisti debba cambiare radicalmente rispetto al passato. Descrizioni tecniche e complicate, saranno anche affascinanti, ma non fanno che allontanare la gente comune dal mondo del vino che è poliedrico e potrebbe calamitare l’interesse di chi ama anche la storia, l’arte, il turismo, la geografia, la cucina, le storie di imprenditoria, di artigianalità. Se i professionisti del vino continuano a fossilizzarsi su sentori e tecnicismi il risultato è che quando un appassionato si ritrova al ristorante davanti al sommelier è talmente intimidito che non si azzarda nemmeno ad aprire la carta dei vini, ordinando sempre il solito. Un linguaggio semplice e diretto, che si basa sullo storytelling e sul racconto, può invece incuriosire, avvicinare le persone al vino, senza intimidirle, ma promuovendo il concetto che il vino è tutto tranne che una bevanda, come spesso dico.

A fine ottobre uscirà il tuo secondo libro, un viaggio da Nord a Sud nel mondo del vino italiano, qual è il ricordo che porterai con te alla fine di questo viaggio?

I ricordi sono tantissimi, ho percorso oltre 15 mila chilometri dalla Valle D’Aosta alla Sicilia, ho intervistato oltre 120 persone, ma se devo scegliere un aspetto in particolare che mi porterò per sempre nel cuore è questo: gli italiani del vino sono persone appassionate, felici e accoglienti, mi sono sentita a casa in ogni regione vinicola, ho percepito l’orgoglio nei gesti e nelle parole di chi mi mostrava il suo lavoro, la sua vigna, la propria attività. Sono stata testimone anche di tante criticità, soprattutto legate al turismo e alle infrastrutture, ma l’amore per i nostri territori non è mai mancato, innanzitutto tra i giovani. Con grande piacere ho riscontrato un costante ritorno alla terra delle giovani generazioni.

Ad agosto sei stata in Puglia, cosa hai apprezzato di questa terra?

Io amo la Puglia da sempre, ci torno quasi ogni anno e sto addirittura cerando casa per farne la mia base italiana quando rientro dagli States per lavoro o per piacere. In Puglia trovo accoglienza, materie prime eccellenti e biodiversità (dal pesce, agli ortaggi, ai vini), trovo scenari naturali unici, come le spiagge, l’altopiano della Murgia, i parchi naturali, le distese di ulivi sulla terra rossa, la storia e cultura nei vostri bellissimi borghi e città, sono innamorata in particolare di Lecce e del Salento, ma ho scoperto di recente la Valle d’Itria, un vero gioiello nascosto.

L’enogastronomia pugliese è tanto ricca, quali sono i tuoi vini preferiti e con quali piatti pugliesi li abbineresti?

Sono appassionata di vitigni autoctoni e uno dei miei preferiti in Puglia è a bacca bianca, è il Verdeca: un’uva dal carattere curioso, il vino che si ottiene sa di foglia di pomodoro, di erbe aromatiche, sa di mediterraneo per riassumere. Mi piace come aperitivo, magari abbinato a un bel gambero rosso di Gallipoli, anche crudo, che è dolcissimo e sa di mandorla. Non posso poi dimenticare i sapori agrumati e speziati dei rosati del Salento a base Negroamaro o Sussumaniello, mi piace abbinarli a un rustico leccese o alla focaccia barese o alla parmigiana di melanzane (quella leccese che prevede anche mortadella e polpette starebbe meglio su un Negroamaro in rosso o un Primitivo).

Com’è visto il vino italiano in America?

Gli americani adorano l’Italia e di conseguenza i suoi prodotti. Il vino italiano è il più importato negli USA, ha un rapporto qualità prezzo imbattibile rispetto ad altri concorrenti sul mercato. Forse questa è un’arma a doppio taglio perché spesso viene considerato la versione “cheap”, più economica dei vini francesi che ancora godono di un’aura di lusso, giustificata anche da un prezzo medio di mercato di gran lunga superiore.

Laura Donadoni che donna è?

È una domanda difficile, faccio fatica a rispondere con una sola definizione. Laura è una e molte, è la giornalista curiosa, la scrittrice appassionata, la buona forchetta, l’amante dell’arte e del bello in tutte le sue forme. Sono una donna come tante che cerca di vivere secondo i propri valori.

Cosa ti fa paura nella vita?

L’indifferenza. È ancora peggio dell’ignoranza, perché è deliberata e consapevole. Quando smettiamo di porci domande, lì iniziano i problemi.

Il ruolo delle donne nel mondo del vino è diventato sempre più presente, oggi a che punto siamo?

Stiamo studiando la presenza e le esigenze delle donne nel mondo del vino attraverso un progetto promosso dalle Donne Del vino in collaborazione con l’Università di Siena, lo presenteremo a breve a Vinitaly, sono molto felice di esserne madrina e portavoce. Il quadro che ne è emerso non è roseo: le donne sono sempre più presenti nelle aziende vinicole ma c’è ancora disparità di salario, di accesso ai ruoli dirigenziali e soprattutto l’assenza di politiche a sostegno della famiglia per permettere alle madri lavoratrici le stesse opportunità di carriera. In più c’è il tema del sessismo: in troppi ambienti di lavoro nel nostro settore c’è ancora una mentalità irrispettosa nei confronti delle donne e questo deve cambiare.

Il Covid ha rivoluzionato le vite di tanti, la tua in che cosa è cambiata?

Limitare i viaggi per me è stato senza dubbio l’impatto più grande: venivo da una media di 35 aerei all’anno, mi muovevo in tutti gli USA per conferenze, eventi e degustazioni. Rimanere bloccata a casa e dover trasformare il racconto del vino in un’esperienza tutta digitale è stata una grande sfida. Però ho imparato molto: innanzitutto che il remote working fa risparmiare tempo, energie e impatto ambientale, e poi che il vino è qualcosa che unisce le persone, assaggiarlo a distanza, senza guardare negli occhi le persone che degustano con te durante una classe, senza poter percepire il linguaggio paraverbale, il guizzo di piacere, il sospiro di soddisfazione dopo un sorso di un ottimo vino, non si può replicare dietro a uno schermo. Quindi ora che torniamo a farlo in presenza lo apprezzo molto di più.

Se ti dico Pugliosità a cosa pensi?

Una malattia contagiosa: l’amore per una terra ricca di storia, sapori e paesaggi. Per me Puglia è rosso della terra, azzurro del mare, verde degli ulivi e dei fichi d’india, è il rosa dei vini rosati che sanno di melograno, è il profumo di pane flagrante, di finocchietto e liquirizia, l’odore acre dei mercati del pesce, quello dolce delle mandorle e della pasticceria, la Puglia è anche luce, tanta luce che rifulge sulle città bianche, sui marmi leccesi, e rende vividi tutti i colori.

Qual è il tuo prossimo obiettivo?

Trascorrere metà dell’anno in Italia e metà negli USA continuando con passione il mio impegno di ambasciatrice della bellezza italiana, cercando di comunicare al meglio e con un linguaggio più inclusivo la straordinarietà dei nostri vignaioli e delle nostre vignaiole e promuovendo i valori in cui credo di più: il rispetto per la terra, la sostenibilità ambientale, e la parità di genere.

 

 

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