Lucia Di Molfetta: «Parola d’ordine: divulgare la qualità»

Essere donne imprenditrici in un mondo molto particolare come quello contadino non è affatto facile. Lo sa bene Lucia Di Molfetta, terza generazione dell’omonima famiglia a capo dell’azienda Di Molfetta Frantoiani di Bisceglie (Bt). Ma non c’è difficoltà che possa distruggere la determinazione di chi sa che produrre olio in Puglia non è solo una missione di riscatto sociale, ma anche una vera e propria vocazione.

La storia di Lucia nel frantoio di famiglia inizia nel 2014, ma la storia di questa azienda ha natali ben più antichi. La strada è stata tracciata dal nonno Girolamo e i suoi fratelli sin dal 1930. L’eredità è poi stata raccolta prima dal padre di Lucia, Pantaleo, ora affiancato dalla terza generazione dei Di Molfetta, Lucia e suo fratello Girolamo.

Quest’ultimo ha pensato di compiere l’ultimo miglio tra il frutto del lavoro del frantoio, le bottiglie e l’utente finale, dando vita a Olì Olà, un ristorante alle porte di Bisceglie (Bt), dove l’olio extra vergine viene valorizzato sia attraverso una ristorazione completa, curata dallo chef Sergio Frizzale, sia da un vero e proprio simbolo della cucina pugliese: la Bruschetta. Qui viene celebrata in ogni sua forma per sancire la storia d’amore tra il pane e l’olio, ma soprattutto l’importanza dell’alimentazione buona e giusta per le vite di tutti.

C’è il frantoio. C’è il ristorante. Al mix si unisce un’intensa attività di divulgazione, portata avanti con visite nello stabilimento, pratica che strizza l’occhio a un sempre più consapevole oleoturismo, e attraverso eventi come Sinergie Sostenibili, che celebrano un altro concetto molto caro a Lucia e alla sua famiglia: l’unione fa la forza. Ma per davvero.

Lucia Di Molfetta, cosa significa essere donna nel mondo dell’olio?

Sono cresciuta nell’olio, davanti alle macine del frantoio di famiglia, mentre schiacciavano le olive: quindi l’oro verde è dentro di me da sempre. Dopo una laurea in Relazioni Internazionali, sono entrata nell’attività e mi sono resa conto sin da subito che essere donna nel mondo agricolo non è affatto semplice. Ho consolidato la mia preparazione con la qualifica di Perito Agrario, ma non mi sono fermata. Con gli eventi e creando sinergie con altre realtà imprenditoriali, sto affermando in modo sempre più deciso il mio ruolo nel settore. Mi occupo del rapporto con i turisti desiderosi di scoprire il mondo dell’olio, coordino le visite in frantoio e i laboratori con i bambini, per farli avvicinare sin dalla più tenera età al nostro prodotto. Il mio obiettivo è renderli i primi divulgatori della bontà dell’olio. In più, ho sempre amato considerare il frantoio Di Molfetta e Olì Olà come un luogo culturale, in cui riflettere insieme, in sinergia con il territorio, su come costruire il futuro.

La sostenibilità è una delle sfide più importanti di questo momento storico. Voi avete deciso di affrontare il tema attraverso una birra: come siete arrivati a questa scelta?

C’è un fil rouge che collega tutti i nostri prodotti: l’olio. Durante la mia esperienza ho notato che della materia prima necessaria per la produzione non si butta via niente. Abbiamo trovato il modo di utilizzare le foglie per creare la nostra ricetta di birra, realizzata in collaborazione con il birrificio artigianale di Bisceglie, Ratto Matto. Sono proprio qui, alle nostre spalle, a metro zero. Ne abbiamo create due versioni: una bionda, Olì, e una rossa, Olà. Una vera e propria sinergia sostenibile!

A tal proposito, quali sono le sinergie sostenibili che possono aiutare l’economia della Puglia?

Quelle che mettono a contatto realtà diverse, unite dagli stessi principi etici. Abbiamo sintetizzato questo concetto nell’evento Sinergie Sostenibili, in cui abbiamo raccolto professioniste della cosmesi, dell’upcycling e della moda sostenibile. Spesso sottovalutiamo l’inquinamento prodotto dal fast fashion o da acquisti d’impulso nell’arredamento: l’impatto è altissimo. In più, un ruolo importante lo giocano anche i nutrizionisti, che devono aiutarci a creare una cucina a km zero, stagionale e compatibile con la nostra esistenza sul pianeta.

L’annata in corso potrebbe mettere in difficoltà molti coltivatori a causa dei prezzi che si delineano bassi a causa della forte siccità che ha colpito gli impianti. Quale strategia bisognerebbe adottare per dare sostenibilità economica al mondo dell’olio pugliese?

La ricetta vincente passa da un’unica parola: qualità. Dobbiamo impegnarci a divulgarla: non è solo una questione di marketing. Tutto inizia molto prima, dalla terra. Il produttore deve sapere che è necessario, oggi più che mai, utilizzare tecniche innovative anche in campo, prestando attenzione alle evoluzioni del settore agricolo. C’è bisogno di ricerca e, ancora più importante, abbiamo bisogno di giovani preparati, che hanno studiato per lavorare la terra con consapevolezza. Abbiamo un territorio molto vasto, che dobbiamo coltivare con attenzione. Il nostro fiore all’occhiello è la biodiversità, fattore che ci invidia tutto il mondo: dobbiamo lavorare su questo, e quindi, ancora, sulla qualità, e non più sulla quantità.

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