Fiermontina, una storia d’amore e di arte

Antonia Fiermonte aveva diciassette anni ed era bellissima. Esile, lunghi capelli neri leggermente ondulati che portava sciolti o, più spesso, raccolti in una crocchia intrecciata. Aveva il temperamento delle donne del sud mitigato, però, da una raffinatezza tutta sua, fatta di movenze leggere e di un modo di vestire alla francese. L’arte ce l’aveva nel sangue. Erano gli anni Trenta del secolo scorso e lei si era appena trasferita a Roma dalla Puglia con la sua famiglia quando conobbe René Letourneur all’Accademia di Francia.

Sulle colline del Pincio si esercitò l’abilità pittorica ancora acerba di Antonia e maturò insieme alla passione amorosa per lo scultore. Presto l’artista divorziò dalla moglie e sposò la giovane e talentuosa ragazza pugliese, che da allora divenne la sua musa.

Nel grande parco di platani secolari di Fontenay-aux-Roses, alla periferia di Parigi, conviveranno, da questo momento, la residenza degli sposi e gli studi di due artisti: quello dello stesso L. e quello del suo amico di sempre Jacques Zwobada.

Due scultori di gigantesca caratura, già affermati nel panorama europeo, che usavano scalpello e materia in maniera molto differente. Il primo forgiato al classico dalla permanenza in Italia presso l’Accademia, il secondo appassionato di disegno, spirito inquieto, affetto da psico-nevrosi, che sublimerà in simbolismo erotico dopo il suo ultimo tormentato amore. Oggetto del desiderio di Zwobada fu, infatti, proprio Antonia, moglie del suo amico.

“Quel giorno di ottobre, alle 4 del pomeriggio, Antonia apparve nel suo abito blu, sul sentiero reso dorato dalle foglie autunnali. È così che è nato il nostro amore.”, racconta Jacques in un suo carteggio del 1942. Impotente di fronte al suo fascino, pur dilaniato dai sensi di colpa, la corteggiò scrivendole quasi ogni giorno. Seguirono anni difficili in cui i due amanti vissero praticamente sotto lo stesso tetto, divisi tra amore e amicizia, fino a che Antonia decise di lasciare il marito per assecondare questa passione, che aveva, tra l’altro, risvegliato prepotentemente la sua ispirazione artistica.

Musa di due grandi, pittrice e musicista, Antonia fu anche animatrice della vita culturale parigina e donna coraggiosa. Non solo perché seppe rompere per amore e passione gli schemi sociali del tempo. Quando in Francia ci fu l’invasione tedesca, non esitò un attimo a trasformare in rifugio il parco di Fontenay-aux-Roses,  avvalendosi del suo DNA italiano.

Renè e Jacques si ritrovarono nel ’56 accomunati dallo stesso lacerante dolore per la morte prematura di Antonia durante una vacanza a Roma. Entrambi continuarono ad amarla. Letourneur modellerà sempre figure imponenti, tonde e procaci,  insieme a profili e nudi della sua seconda moglie. Zwobada aggroviglierà i corpi in abbracci totalizzanti ma continuerà a disegnare Antonia de dos (di spalle n.d.r.) a matita o carboncino o a forgiarne il mezzobusto.

L’arte è immortale. Non è un modo di dire. A distanza di quasi un secolo dalla nascita di Antonia, nel maggio del 2018, a Lecce è stato inaugurato il M.A.M.A. (Museo Artistico Moderno Antonia).

Nei vicoli del barocco, dove la scultura trova la sua apoteosi, Giacomo Fouad e Antonia Filali hanno voluto dedicare alla memoria della nonna uno spazio dove esporre parte della collezione privata di famiglia e dove ospitare eventi culturali ed eno-gastronomici. “Due sorelle” di Fernand Léger, “Armonia” di Letourner e “La coppia” di Zwobada sono solo alcune delle opere che animano questo luogo incantato che riesce ad essere insieme Puglia ed Europa.

I nipoti di Antonia sono, tra l’altro, artefici del restauro di un palazzo storico (Bozzi Corso) e un’antica dimora di Lecce (denominata “La Fiermontina”), oggi destinati all’ospitalità di lusso. Il settecentesco  palazzo Bozzi Corso, in particolare, è dedicato ad Enzo Fiermonte, fratello minore di Antonia, pugile professionista, grande seduttore e attore hollywoodiano.

In equilibrio tra classicità e design, sempre rispettando lo spirito delle originarie dimore, stanze e suite di queste strutture ricettive sono anch’esse contenitori di opere d’arte. A palazzo Bozzi Corso sono inseriti pezzi di Sottsass, Giò Ponti, Mackintosh, Le Corbusier. In Fiermontina, invece, la land art dialoga con gli ulivi e con le mura urbiche che delimitano il parco.

Sempre per ripercorrere le tappe della vita della capostipite, ad agosto la famiglia Fiermonte ha inaugurato un luxury apartment in Place Vendôme a Parigi. L’ospitalità by Fiermontina, decisamente fuori dall’ordinario, riporta nel logo un mezzo rosone. Quello che adornava la lunetta superiore nei portoni dei palazzi del Sud.

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