Fratelli Fratta e il loro olio evo made in Puglia

La Puglia è la loro terra, gli ulivi il ricordo della loro infanzia, l’olio l’emblema della loro famiglia, così i fratelli Marco e Luca Fratta, hanno preso in mano le sorti dell’azienda per dimostrare che anche al Sud è possibile realizzare i propri sogni. Marco Fratta, si era trasferito a Milano per studiare economia aziendale alla Bocconi, dopo aver conseguito il titolo ha deciso di ritornare a casa, a Foggia, per rendere quel desiderio realtà. Fratelli Fratta è il nome dell’azienda, che Marco, insieme al fratello Luca, ha deciso di portare avanti, seguendo la tradizione insegnatagli dal nonno, che unita alle loro attuali competenze gli ha permesso di produrre un olio con la propria etichetta. La famiglia Fratta si è sempre dedicata alla produzione d’olio, che destinava alle industrie, poi nel 2017, il ritorno di Marco in Puglia, unito alla laurea in agraria del fratello Luca, ha fatto nascere questa nuova realtà. Un orgoglio che coltivano giorno dopo giorno, muovendosi a piccoli passi perché come dice Marco: «Non possiamo permetterci di sbagliare». Lo scorso dicembre Marco e Luca sono diventati entrambi papà e questi lieti eventi hanno regalato nuova linfa e nuovo coraggio nell’approcciare al futuro.

Come mai dopo la laurea hai deciso di tornare a Foggia?
Ho conseguito la triennale alla Bocconi, vivere a Milano mi ha fatto bene per confrontarmi con una realtà diversa rispetto alla Puglia, mi ha permesso di aprire la mente verso nuovi orizzonti, poi ho deciso di continuare gli studi giù in Puglia e di non sprecare la fortuna di avere un’azienda di famiglia. Mio Fratello Luca è laureato in agraria io in economia aziendale insieme siamo complementari.
Cosa vi ha spinto a realizzare un’etichetta tutta vostra?
Devo essere sincero che continuare a vedere il nostro olio prodotto sotto altri marchi mi lasciava un po’ l’amaro in bocca, così abbiamo deciso di produrre un olio che fosse soltanto nostro, quindi abbiamo scorporato una trentina di ettari dal totale dei terreni, li abbiamo convertiti in biologico e così è partita tre anni fa la produzione, continuando con i restanti ettari a produrre anche per le industrie. Avere un olio che portasse il nostro nome è un motivo d’orgoglio per chi è cresciuto vedendo il proprio nonno lavorare la terra, osservare il proprio papà continuare a farlo e quindi per me e mio fratello proseguire era un gesto obbligato.

Voi parlate d’innovazione della tradizione cosa intendi precisamente?
La tradizione è rappresentata dal prodotto, l’olio, che lavoriamo utilizzando le nuove tecnologie. Mi piacerebbe potesse avvenire per l’olio quello che nel giro di questi vent’anni è successo al vino, educando il consumatore verso scelte di qualità. È interessante vedere il lavoro che parecchi ristoratori stanno realizzando nei proprio locali attraverso l’introduzione delle carte dell’olio. Noi cerchiamo di produrre al meglio, rispettando la terra e speriamo che anche il consumatore finale possa fare i propri acquisti con consapevolezza.

Quanti oli e prodotti producete?
Produciamo tre tipologie differenti, uno più leggero e due di media intensità e per l’anno prossimo contiamo di aggiungerne altre due. Le nostre monocultivar sono coratina, peranzana e arbosana. Sui nostri terreni coltiviamo anche legumi e grano, un progetto futuro prevede anche la commercializzazione dei legumi con una nostra etichetta.

Questa pandemia che problemi vi ha creato?

Per quanto riguarda la parte agricola non abbiamo sofferto molto perché la produzione primaria è sempre stata necessaria alle industrie. Il cibo non può mai mancare nei supermercati e sulle tavole. Discorso a parte per il settore commerciale di prodotti a marchio nostro. Per il mercato Italiano vi è stato un notevole calo dovuto alla chiusura del comparto della ristorazione. Fortunatamente  durante la pandemia ci siamo difesi bene sia incrementando i mercati esteri (Giappone, Usa, Corea del Sud, Danimarca), sia con la vendita diretta ai consumatori. In Italia, con la riapertura delle attività ristorative e dei negozi specializzati le vendite sono ripartite abbastanza bene, sia con vecchi clienti che con i nuovi. Questo grazie soprattutto al grande impegno degli agenti di commercio, che hanno fatto un immenso lavoro nonostante le difficoltà  del momento.

L’essere diventato papà, insieme anche a tuo fratello, ha cambiato le vostre prospettive lavorative?

In azienda siamo diventati papà per la prima volta sia io che mio fratello, entrambi a dicembre, a distanza di dieci giorni l’uno dall’altro. Sembra banale dire che un figlio ti cambia la vita, ma è così, sia nel quotidiano che nel futuro. Con la nascita di un bimbo inizi a pensare a lungo termine, nella vita come nel lavoro. Mi immagino già l’arrivo della nuova generazione in azienda, i nuovi progetti da realizzare e le nuove  idee finalizzate alla crescita e alla sostenibilità aziendale. Credo che questa sia la giusta prospettiva di vedere le cose indipendentemente dall’essere genitori, in Italia c’è ancora una cultura aziendale, specialmente nel settore agricolo, troppo focalizzata sul breve periodo anziché sul lungo termine.

Cosa ti auguri per il futuro?
Per quanto riguarda la mia azienda di continuare a innovare sempre nel segno della sostenibilità e nel pieno rispetto dalla terra e dei consumatori. Le soddisfazioni per il momento sono tante anche se bisogna restare sempre con i piedi per terra. Una differenza con le vecchie generazioni è quella che se in passato commettevi degli errori potevi recuperare se lo fai oggi sei tagliato fuori.

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